Caro bollette: la frutticoltura piemontese rischia il tracollo

14.09.2022

banco della frutta con prezzi esposti

La guerra russo – ucraina e le avversità climatiche stanno facendo pagare un conto salato all’agricoltura. Anche i frutticoltori lamentano costi produttivi in continua crescita per i rincari di fertilizzanti e gasolio, a fronte di un mercato fiaccato dagli eventi degli ultimi mesi e da una contrazione del potere di acquisto dei consumatori, con conseguente riduzione delle spese alimentari.

“Senza interventi urgenti e drastici – sostiene Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte – il comparto frutticolo della nostra regione rischia il tracollo; non si può attendere oltre se si vuole tutelare una filiera strategica che in Piemonte conta circa 8.000 aziende agricole (la maggior parte situate nel distretto del Saluzzese), su una superficie coltivata di circa 18.500 ettari e in grado di generare un fatturato di oltre 500 milioni di euro su un totale nazionale di più di 5 miliardi, tra frutta fresca e industria di trasformazione. Dopo le eccezionali gelate dell’aprile 2021, che hanno di fatto compromesso i raccolti di vaste aree del territorio, e i contraccolpi diretti e indiretti provocati dalla pandemia Covid-19, il 2022 si è aperto con le conseguenze economiche nefaste del conflitto tuttora in corso in Ucraina ed è proseguito con un eccezionale periodo di siccità, obbligando le imprese a fare i conti con aumenti vertiginosi dei costi di produzione”.

Così Allasia richiama l’attenzione sul drammatico periodo che i frutticoltori stanno vivendo ormai da mesi, sottolineando anche la forte disparità che esiste tra quanto viene riconosciuto all’agricoltore per la propria frutta e quanto questa venga pagata dal consumatore per portarla in tavola.

Come se tutto ciò non bastasse i distributori di gas ed energia elettrica stanno chiedendo pesanti anticipi e onerose fideiussioni a coloro che immagazzinano la frutta nelle celle frigorifere: quello della frutticoltura è un comparto che produce e stocca il prodotto per conservarlo in attesa di riuscire a venderlo con più facilità nei mesi a venire.

L’incremento dei costi per questo servizio finirà per ricadere sui produttori, vanificando la speranza di ottenere un prezzo sostenibile.

“In questo scenario il settore non può reggere ancora per molto: occorre un intervento dello Stato – prosegue Allasia – per disinnescare questa miscela esplosiva e aiutare le aziende in crisi di liquidità a compensare gli extra costi che devono sostenere, mettendo in campo misure urgenti in tale direzione”.

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