Valorizzare la razza Merens e promuovere il territorio alpino

29 Luglio 2025

Dai Pirenei francesi alla conquista delle zone montane del Nord Italia e del Piemonte, soprattutto. Stiamo parlando dello sviluppo che ha interessato dagli anni ‘70 del secolo scorso i cavalli di Merens, una razza antica, rustica, grandi pascolatori dal caratteristico manto morello, che fin da piccoli acquisiscono in alpeggio la robustezza dello zoccolo e un passo sicuro.

Proprio le condizioni ambientali della provincia di Cuneo hanno favorito l’importazione di questi animali, un tempo utilizzati per il lavoro in montagna e il trasporto con il carro, e ora impiegati anzitutto per il turismo equestre e gli attacchi, grazie alla loro docilità e sicurezza nelle andature.

Dalla Valle Varaita, prima, alla Valle Maira poi, questi animali si sono diffusi negli anni conquistando diversi appassionati allevatori e dando vita a una tradizione che si tramanda nelle nuove generazioni. È il caso dell’allevamento “De la Rocha” a Roccabruna, condotto da Roberto Arnaudo (40 anni) e dalla compagna Monica Re (33 anni).

“Noi due ci conosciamo fin da piccoli grazie proprio alla passione per i Merens – spiega lui –. È stato suo papà ad acquistare nel 1992 la cavalla Aigo la Fajolle che in 31 anni è riuscita a darci ben 18 puledri. Quando poi, nel 2016, abbiamo deciso di unirci, oltre che nella vita, anche professionalmente, la nostra azienda è cresciuta e oggi conta oltre 40 capi, tra stalloni, fattrici e puledri”.

Una vera e propria mandria allevata in ampi recinti e con ogni cura, a partire dalla consolidata tradizione della transumanza che ogni anno, agli inizi di luglio, si ripete.

“Trasferiamo le fattrici e i cavalli più giovani in Valle Maira, dapprima ad Acceglio e poi, con il passare dell’estate, sempre più in alto, su alpeggi di più di 50 ettari di estensione, dove restano fino a ottobre – spiega Monica Re –. Questo consente loro di vivere allo stato semi-brado in piena libertà, rafforzando i puledri e facilitando una crescita robusta che ci sarà preziosa nelle diverse attività di turismo equestre a cui verranno destinati. A sei mesi, infatti, il cavallo viene svezzato e può essere venduto ad altri appassionati, allevatori o utilizzatori, che poi sovente lo riportano da noi per l’addestramento”.

E da Roccabruna i giovani cavalli finiscono un po’ ovunque in Italia (specie al Nord), ma anche in Germania o addirittura in Francia (patria del Merens), come accaduto a uno stallone, ora sui Pirenei e lo scorso anno vice-campione del mondo.

“Non si è trattato, in questo caso, di una vendita – precisa Roberto Arnaudo –, ma di uno scambio per migliorare la genetica: utilizzando i cavalli per il turismo è continua, infatti, l’attività di selezione, sempre in purezza e senza incroci con altre razze, per arrivare ad avere animali più facili da gestire nelle escursioni o passeggiate”.

Proprio questo lavoro, portato avanti senza esasperazioni e in maniera accorta, ha consentito di arrivare ad avere capi ideali non solo da impiegare sul territorio per un turismo slow e consapevole alla scoperta dei sentieri occitani (Roberto è guida equestre), ma anche nell’ippoterapia con bambini bisognosi.

L’attività di selezione genetica ha consentito, inoltre, di migliorare la razza anche nelle attività sportive, dai salti alle gare di attacchi (con carrozze), singoli o in pariglia.

“Non è il cavallo più adatto a queste attività forse, ma i risultati ottenuti in questi anni sono molto sorprendenti – dice l’allevatrice –: nel 2022 siamo arrivati, a sorpresa, quarti in Coppa Italia ai Pratoni del Vivaro, in provincia di Roma; nell’autunno dello stesso anno abbiamo vinto la medaglia d’oro alla Fiera Cavalli di Verona e nel 2024 abbiamo trionfato nel campionato italiano di attacchi amatoriale a Treviso. Oltre ad essere un motivo di orgoglio, questi riconoscimenti sono per noi importanti per diffondere la cultura e la conoscenza di questa straordinaria razza equina”.

È sorprendente, infine, il clima di coinvolgimento che questi animali sono riusciti a innescare sul territorio.

“Con noi collabora un gruppo di ragazzi dei paesi limitrofi, ma non solo, che ci aiutano nell’allevamento e nella transumanza o portano i cavalli ad eventi sportivi sia di sella che di carrozza – conclude Roberto –. Un modo per creare comunità partendo da un animale dalle antiche origini, ma che nelle nostre valli ha trovato terreno fertile per sviluppare un indotto economico e culturale importante, dando la forza per superare anche i non pochi problemi legati a costi di gestione sempre più elevati o alla natura dei nostri luoghi, in qualche caso ostile, se penso ai non pochi attacchi dei lupi in montagna”.

Da Cecco Dematteis, lo storico allevatore di Rore di Sampeyre pioniere della razza di Merens in provincia di Cuneo, in avanti, il lavoro allevatoriale in questi anni è stato straordinario, arrivando a fare di questa attività economica anche una modalità nuova per la valorizzazione del territorio e la coesione sociale.

Articolo tratto da L’Agricoltore Cuneese n. 04/2025

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