“Meno uomo di Palazzo più incontri sul territorio”: intervista al Prefetto di Cuneo Mariano Savastano

«Sorridente e socievole, ma anche preciso e gran lavoratore. Si definisce un “napoletano sabaudo” per via delle contaminazioni culturali di cui si è arricchito svolgendo il suo lavoro. È il prefetto di Cuneo, Mariano Savastano, classe 1964, di origini campane, ma dall’età di 27 anni in giro per il Nord Italia a servire lo Stato: incarichi tra Novara (dove è stato 10 anni), Varese, Vercelli e Lodi. Poi nel 2021 la prima nomina a prefetto a Belluno, dove è rimasto fino al luglio 2024, quando è stato trasferito con lo stesso ruolo a Cuneo.
Signor prefetto, come è stato accolto a Cuneo e quale realtà ha trovato?
“Per me è stato come ritornare a casa, vista la mia lunga e precedente esperienza in Piemonte. Ho potuto così approfondire meglio la provincia Granda, terra fantastica, molto estesa con i suoi 247 Comuni, ricca di eccellenze e molto simile al Bellunese: entrambi territori alpini, con una forte tradizione industriale che si riconosce in imprenditori come Ferrero e Delvecchio, due grandi capitani di impresa, portatori di valori sociali importanti, oltreché di benessere economico, e riconosciuti in tutto il mondo per i loro prodotti”.
Non le manca Napoli?
“Sì, ma in fondo la scelta mia e di mia moglie Rossana (Consigliere in Corte d’Appello a Torino) di mettere radici in Piemonte è stata ben ponderata e voluta. Ci siamo trovati talmente bene che è stato naturale fermarci, pur essendo fieri delle nostre origini partenopee”.
Ormai si avvicina all’anno di incarico a Cuneo, come si è calato in questo nuovo contesto?
“Fin dal mio arrivo ho desiderato conoscere direttamente il territorio e i suoi protagonisti, organizzando riunioni itineranti sia del Comitato Ordine e Sicurezza che della Protezione Civile. Questo mi ha premesso di entrare in contatto con le persone, conoscere i problemi e lavorare per prevenire, per quanto possibile, situazioni di danno o pericolo. Ho allacciato rapporti con tutte le organizzazioni di categoria, come Confagricoltura, che mi hanno fatto comprendere il ruolo centrale dell’agricoltura e delle sue aziende per l’economia provinciale, ad esempio. Non mi considero tanto un ‘uomo di Palazzo’, ma un manager pubblico che studia i dossier e li va a verificare sul campo”.
Tra i temi da lei affrontati fin da subito c’è stato quello dei lavoratori stagionali in agricoltura. Che idea si è fatto?
“La nostra economia ha bisogno di lavoratori stranieri, siamo chiamati quindi a integrarli considerando la diversità una ricchezza, ma pretendendo da loro il rispetto delle regole e delle nostre tradizioni. Solo così costruiremo una reale coesione sociale. Fatte queste premesse, devo anzitutto ringraziare le tante aziende agricole che, rispettose dei dettami normativi, accolgono presso le proprie strutture i lavoratori, assicurando loro condizioni di vita e di lavoro dignitose. Voglio complimentarmi, poi, con chi mi ha preceduto in Prefettura e con l’intero sistema cuneese, di concerto con la Regione, la Provincia, i Comuni e le forze sindacali, che fin dal 2000 hanno lavorato alla nascita di un protocollo di intesa per creare una rete di accoglienza dei lavoratori. Con il progetto europeo Common Ground si è riusciti a mettere in campo azioni che hanno concesso di individuare più di 250 alloggi di vario tipo, oltre a soluzioni per il trasporto, info point per fornire una prima assistenza legale e sanitaria ai lavoratori. Al 30 giugno, però, questo programma scadrà ed ho promosso un’intensa interlocuzione con tutti gli attori coinvolti per trovare delle soluzioni”.
Come si presenta lo scenario futuro quindi?
“Nella recente riunione che ho convocato a Manta, in Fondazione Agrion, nel cuore del distretto frutticolo saluzzese, abbiamo condiviso con i sindaci e la Regione le ipotesi percorribili. Sarà un anno di transizione, in cui occorrerà gestire bene i mesi estivi e lo faremo con economie regionali e statali che si sono prodotte negli scorsi anni, secondo le modalità del protocollo già in uso. Poi da ottobre si potrà accedere ai nuovi Fondi Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) e Fondi europei di sviluppo regionale (FESR) per proseguire nel percorso avviato. Esiste, inoltre, un piano con Saluzzo soggetto attuatore insieme ad altri 10 Comuni che prevede un finanziamento PNRR e che ha come obiettivi il superamento dell’abusivismo e l’ampliamento dell’accoglienza con altri 52 posti letto. Siamo in attesa dell’autorizzazione per la convenzione, così da avere un anticipo che, aggiunto alle economie a cui facevo riferimento, potrà dare linfa alle attività illustrate. In questo modo il territorio sta rispondendo all’azione meritevole delle aziende che hanno investito in accoglienza, ponendosi al loro fianco. Stiamo applicando alla rete una logica solidale e devo ringraziare per il lavoro svolto il presidente della Regione, Alberto Cirio, l’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Bongioanni, tutti i sindaci coinvolti e le associazioni di categoria”.
Altra criticità: l’aumento dei furti di trattori nelle aziende del Cuneese. Com’è la situazione?
“È stata proprio Confagricoltura a pormi il problema che ho esaminato con le Forze dell’Ordine e confermo che si tratta di un fenomeno presente sia nel Cuneese che nel Torinese. Si sono verificati, in provincia di Cuneo, circa trenta episodi, in particolare nel Fossanese e nel Saviglianese, ma nella maggioranza dei casi la refurtiva è stata ritrovata ancora in Italia, in procinto di essere imbarcata verso l’Est Europa, nelle ore successive alla denuncia o il giorno dopo grazie ai sistemi GPS e all’ottimo lavoro dei Carabinieri”.
Cosa vuol dire alle aziende?
“È fondamentale migliorare la prevenzione, dotandosi di antifurti meccanici e di sistemi di geolocalizzazione, possibilmente anche due. Serve poi maggiore attenzione: in quasi tutti i casi le chiavi erano inserite nel cruscotto al momento del furto, avvenuto in azienda con i cancelli aperti e sovente nelle pause pranzo. Occorre più impegno per rendere la vita difficile a questi malviventi, spesso bande molto ben organizzate. Anche perché ai danni notevoli (da 30 a oltre 150 mila euro) si può aggiungere anche la ‘beffa’ del mancato pagamento da parte dell’assicurazione, in caso di comportamento incauto da parte dell’imprenditore. Su questo fronte, il Consiglio regionale si è attivato per avere polizze con coperture più ampie, oltre ad aver contattato il Ministero degli Esteri e l’ambasciata italiana in Romania per superare le difficoltà burocratiche, anche molto onerose, per recuperare i mezzi e farli rientrare”.»
Articolo tratto da L’Agricoltore Cuneese n. 03/2025
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